Silvia Tarabbia e la forza della squadra
- Pubblicato: 16 Gennaio 2014
E’ una delle “esperte” del twirling italiano, Silvia Tarabbia, e dal nuovo corso del movimento azzurro ha tratto rinnovati stimoli: “Tornata lo scorso anno dagli Europei di Heilsingborg e dall’International Cup di Almere – ricorda oggi – pensavo di aver chiuso il mio percorso agonistico. Ed invece eccomi qua, pronta a giocarmi tutto, a dare ancora il massimo. Sarà certo questa la mia ultima stagione ma voglio disputarla in grande stile”. Nata a Borgomanero l’8 novembre del 1986 Silvia Tarabbia si è quindi rimessa in gioco: “L’amore per il twirling è grandissimo e si alimenta ancora oggi come quando ero piccola”. Silvia è cresciuta in una delle società storiche a livello nazionale, l’A.S.D. Twirling Santa Cristina, che conta oggi 112 atlete e nel 2012 ha spento la 30esima candelina. Anni importanti, quelli trascorsi dal momento della fondazione ad opera di Sabina Valsesia, una delle grandi maestre di Silvia, nel corso dei quali la società ha riempito di titoli la propria bacheca: “Devo molto alla mia società, ai tecnici che mi hanno cresciuta, all’ambiente in generale. Sono stati tutti e sono parte essenziale della mia vita, dentro e fuori dal twirling”. Gli inizi: “Avevo 5 anni e arrivai a questo sport grazie alle ragazze che già lo praticavano. Così iniziarono le prime esperienze con il “magico bastone”. A sei anni gli esordi in gara, di cui non ricordo l’esito. Molto forte invece la sensazione, invariata, della competizione. Genera in me, oggi come ieri, tanta emozione. E’ una delle componenti più belle dello sport”. Solista e amante delle discipline di squadra, Silvia Tarabbia: “La squadra – sottolinea – è sempre stato il mio punto di forza. Basta uno sguardo per capirsi con le compagne e dare quel qualcosa in più che consente di ottenere il grande risultato”. A tal proposito ecco un aneddoto che è rimasto nella personale libreria dei ricordi: “La medaglia d’oro conquistata nel 2000 agli Europei in terra tedesca, nel duo junior. Ci chiamavano le “due topoline” e ad un esercizio dal termine eravamo vicinissime alle francesi. Ci chiesero uno sforzo supplementare e riuscimmo a farlo per salire così sul gradino più alto del podio. Provammo un’emozione indescrivibile”.
Altri momenti indelebili di carriera?: “Gli Europei del 2004 e del 2005, a Ginevra e Maribor. Il Grand Prix e la Coppa Europa di Sheffield nel 2010. Il titolo continentale raggiunto con il Gruppo Senior negli Europei di Torino 2011 e l’oro in Coppa Europa, con il Team Senior, l’anno successivo ad Hasselt, in Belgio. In quella circostanza arrivò anche l’argento con il Gruppo Senior”. Quali gli obiettivi 2014?: “Senza dubbio il Mondiale di Nottingham, che stiamo preparando in grande stile con il Team e, prima ancora, la Coppa Europa con la mia società, ad inizio luglio. Saranno grandi momenti nei quali voglio difendere con fierezza i colori italiani”. Un termine per definire il twirling?: “Una medicina per ogni momento, anche quelli difficili che la vita ti mette davanti”. Quando concluderai la carriera è tua intenzione rimanere in questo mondo?: “E come potrei non farlo – risponde senza tentennamenti Silvia – considerando che il twirling è parte della mia esistenza. Cercherò di restare nell’ambiente e contribuire, in società, alla crescita delle giovani leve. Un po’ quanto è accaduto alla sottoscritta quando mi affacciavo allo sport”. Ne hai praticati altri?: “No, ad esclusione di un’esperienza natatoria quando ero piccola”. Quali i tuoi idoli nel twirling?: “Senza dubbio l’inarrivabile Chiara Stefanazzi, il modello di riferimento di quasi tutte noi. Poi le molte figure che si sono succedute in società e mi hanno permesso di acquisire via via sempre più sicurezze”. Il nuovo Team azzurro è ormai una realtà. Come ti sei tuffata in questa nuova dimensione?: “Si respira un clima bellissimo e sono importantissime le sinergie tra i singoli per arrivare ad una completa espressione d’insieme. I più esperti come la qui presente traggono energie dai più giovani ed al contempo trasferiscono agli stessi conoscenze tecniche e dettami di comportamento. Uno scambio di dare e avere arricchente per ognuno di noi. Solo così è possibile affrontare i problemi, che sempre emergono quando si parla di squadra, e superarli”. Laureata nel 2011 in Scienze della Formazione Primaria, Silvia Tarabbia è impegnata attualmente come insegnante di sostegno. Come concilia il lavoro e lo sport?: “Avendo orari prestabiliti direi che oggi è più facile farlo. Quando studiavo, invece, a volte era un’autentica impresa, che però affrontavo e superavo facendo sacrifici. Sempre con grande trasporto e nel segno del twirling”. Sport facile o difficile?: “Per chi ci osserva a volte sembra che compiamo cose impossibili. In realtà con l’esperienza e la tecnica si acquisiscono gli automatismi necessari. Il bastone diventa elemento integrante dell’esistenza di tutti noi atleti”.